Come tutte le novità utili solo alla gente e non all'economia dell'industria alimentare questa pianta ha subito negli anni passati un vero e proprio boicottaggio da parte della lobby degli zuccherifici: coltivata in Italia fino agli inizi degli anni cinquanta, non richiedeva processi complicati di raffinazione e non dava dipendenza come altri tipi di zuccheri raffinati. Il boicottaggio però era già iniziato negli anni trenta con gli studi di Pomerat, che senza farne mistero indagava la stevia per trovarne un componente che potesse farla catalogare come ‘non salutare’. Ma il fine fu raggiunto solo nel 1968, con uno studio ormai unanimemente ritenuto opinabile e di parte, nel quale venne somministrato un iper-dosaggio di glucoside dello steviolo a
un certo numero di ratti da laboratorio. Al di là del maltrattamento inferto a quei poveri ratti, la quantità era illogica: equivalente all’assunzione di tre chili e mezzo di stevia al giorno da parte di un uomo di 65 chili. A questi dosaggi, anche il prezzemolo potrebbe risultare dannoso.
un certo numero di ratti da laboratorio. Al di là del maltrattamento inferto a quei poveri ratti, la quantità era illogica: equivalente all’assunzione di tre chili e mezzo di stevia al giorno da parte di un uomo di 65 chili. A questi dosaggi, anche il prezzemolo potrebbe risultare dannoso.
Cosa dicono i test europei e la normativa sulla stevia?
In Europa è stata recepita la classificazione americana di "additivo alimentare" invece che "alimento" per lo steviolo, mentre viene considerata "erba" la sua pianta.
I test quindi vengono condotti solo sullo steviolo : questa è l’autorizzazione europea , annunciata nella gazzetta ufficiale.
In Europa il professor Geuns, biologo e presidente dell’ la Eustas, European Stevia Association, si sta battendo presso la commissione sanitaria della comunità europea chiedendo che non solo gli additivi ricavati dalla stevia ma anche le foglie stesse siano citate come "alimenti sicuri".
La Stevia in USA
Dal 1992, The American Herbal Products Association (AHPA) ha presentato tre petizioni alla FDA contestando la classificazione della stevia come additivo alimentare. Anche se le petizioni erano supportate da test e dati che ne provavano l’uso storico e sicuro della Stevia come alimento, la FDA non diede nemmeno la risposta pubblica che di solito riserva a queste petizioni, adducendo come motivo che gli studi erano stati condotti al di fuori degli Stati Uniti e pubblicati in giornali esteri.
Nel settembre, 1995, la FDA ha abolito il divieto esistente da quattro anni sulla stevia ma limitandone la commercializzazione come alimento dietetico, integratore e erba medica: ed era proibito il suo uso come dolcificante e aromatizzante nei prodotti alimentari.
Oggi lo steviolo è considerato GRAS dalla FDA, che però ignora totalmente, nel bene e nel male, le foglie intere di stevia. Si limita a dire che lo steviolo è “Generally Recognized As Safe” (GRAS). Con un particolare sistema di autorizzazione, però, non viene considerato ‘sicuro’ il glucoside dello steviolo in genere, ma solo quello di alcune aziende che si sottopongono ai protocolli di test della FDA e il cui prodotto viene approvato. Da notare che nella menzione ‘glicoside dello steviolo’ la FDA richiede la presenza di steviolo al 95%. E il restante 5% ? Varia a seconda delle aziende, una sorta di ‘marchio’ che gli permette tra l’altro di brevettare il composto.
Ancora una volta, un grosso regalo alle industrie alimentari.
E’ la stessa situazione che troviamo se cerchiamo l’uso delle foglie di menta sulla FDA: si trovano solo gli estratti, il mentolo ecc., non la menta officinale.
Dobbiamo quindi smettere di usare la menta finché non la testano?
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